Cos’è l’ipertensione arteriosa
Per far giungere l’acqua ai rubinetti occorre che nelle tubature vi sia una pressione che la spinga in alto; anche per far circolare l’acqua calda nei caloriferi è necessario che vi sia una pressione nei tubi. Analogamente, per far circolare il sangue nei vasi sanguigni si deve avere una pressione che ne consenta il movimento. La pompa che genera questa pressione è il cuore che, contraendosi ritmicamente, “spinge” il sangue nelle arterie. Il livello più alto di pressione all’interno delle arterie è detta “pressione massima”, mentre il livello più basso è detto “pressione minima” L’aumento eccessivo della pressione del sangue nelle arterie è detto “ipertensione arteriosa”, spesso abbreviato in “ipertensione”. Ma quanto deve essere elevato il valore della pressione per essere considerati ipertesi? Come spesso accade in natura, non vi è un confine netto tra normale e patologico e questo è vero anche per la pressione arteriosa. E’ comunque utile avere dei punti di riferimento e, attualmente, si ritiene eccessivo e indice d’ipertensione un valore (più volte controllato) maggiore o uguale a 140 mmHg per la pressione massima e/o 90 mmHg per la press
one minima (pressione arteriosa maggiore o uguale a 140/90 mmHg). E’ importante ricordare che questi valori si riferiscono alla pressione normalmente presente a riposo e che, per questo motivo, devono essere confermati con più misurazioni in giorni e momenti diversi. In altre parole, il solo riscontro occasionale di valori elevati, soprattutto se presenti durante stress (dolore, preoccupazione, ansia, etc.) o sforzi fisici (o subito dopo) non è indicativo d’ipertensione arteriosa.
L’ipertensione arteriosa è la prima causa di non idoneità allo sport agonistico. Sempre più spesso oltre al problema del riscontro occasionale di pressione elevata a riposo o dopo lo sforzo in giovani atleti, si deve affrontare quello della gestione di sportivi ipertesi anche soggetti anziani in trattamento farmacologico.
Effetti dell’attività fisica
Una regolare attività fisica, soprattutto di tipo aerobico, riduce i livelli di pressione arteriosa e previene lo sviluppo di coronaropatie. Negli anziani fisicamente attivi tutte le cause di mortalità da malattie coronariche sono ridotte, soprattutto oltre i 70 anni.
L’allenamento aerobico migliora la pressione a riposo, la risposta pressoria agli stimoli psicoemotivi e previene gli eventi cardiovascolari attraverso numerosi meccanismi. In particolare l’attenuazione del sistema nervoso simpatico, calo della frequenza cardiaca e riduzione dell’attività del sistema regina-angiotensina-aldosterone (vasocostrizione). L’attività fisica aerobica migliora la funzione endoteliale delle pareti arteriose (riduce la rigidità), aumenta il ritorno venoso e la dilatazione delle cavità cardiache ventricolari, aumenta la sensibilità all’insulina con il conseguente miglioramento del profilo lipidico, riduce la viscosità del sangue.
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